Storia

Era il 26 Aprile 1933, festa paesana della Madonna dei Mulini, quando Mons. Vincenzo Fares, l’allora Parroco di Dolo (VE), sensibile alle problematiche minorili del tempo, accolse alcuni bambini a rischio sociale, in una casa che denominò “Piccola Opera di Redenzione”, quale segno concreto d’impegno caritativo della comunità cristiana di Dolo, per l’Anno Santo del 1933, voluto dal Papa.
Mons. Fares ottenne che le religiose della Congregazione delle Suore Maestre di Santa Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori, di Vicenza, già presenti in loco nella scuola materna, nella casa di riposo e nell’ospedale, assumessero il ruolo di educatrici nell’Opera da lui fondata.
Si accolsero nella Piccola Opera orfani di guerra, bambini della strada, bambini poveri, maltrattati, soli.
La storia di “Casa Nostra” procede per fasi, che hanno determinato il cambiamento visibile dell’Opera, la sua apertura e volontà di camminare a passo con i tempi. Una evoluzione carismatica che sicuramente il Vescovo G.A. Farina, Fondatore delle Suore, avrebbe attuato: uomo lungimirante e concreto nello stesso tempo, sulla linea “dell’Uomo di Galilea” che non era mai fermo pur di raggiungere l’obiettivo, di offrire la salvezza, a tutti gli uomini dal cuore aperto.
Nella piccola casetta furono ospitati i primi sei bambini, ma ben presto il loro numero crebbe fino a centocinquanta unità fra maschi e femmine. Gli ambienti si allargarono, venne acquistato il vecchio albergo “Garibaldi” e poi lo stesso patronato maschile e femminile della Parrocchia, fu occupato dai minori.

I problemi, per il numero di minori presenti, così alto, crebbero, sia dal punto di visto economico, che di conduzione pedagogica.

Dopo il trasferimento di Mons. Fares ad altra Parrocchia, la Congregazione, acquistò nel 1961, tutta l’Istituzione Educativa, compresa la Casa per il soggiorno estivo: Villa Alpina “E. Velluti” di Gallio (VI) e ne curò la completa ristrutturazione ambientale, la qualificazione del personale secondo moderni principi pedagogici; modificò inoltre, la denominazione da “Piccola Opera”, in Istituto “Casa Nostra”.
La nuova struttura fu inaugurata nel 1964 e si dovette provvedere con urgenza all’assunzione di personale specializzato: Responsabile, Assistente Sociale, Psicologo, Amministrativo, per risposte più idonee ai bisogni dei minori. Si diede avvio anche ad una buona sensibilizzazione nel territorio, affinchè “Casa Nostra” potesse diventare una risorsa sociale per la comunità locale.
Negli anni successivi, il lavoro assunse toni e ritmi sempre più adeguati, realizzando così gradatamente una radicale trasformazione di tutta l’Opera, mantenendola aperta al miglioramento, per risposte finalizzate al bene dei minori ospitati.
Si realizzò la composizione di cinque gruppi famiglia misti, per un totale di 14 minori in ciascun gruppo, si lavorò per sensibilizzare tutti per una adeguata comunità educativa di tipo familiare, si cercò la collaborazione anche degli stessi minori, coinvolgendoli nel progetto educativo, con il minore sempre al primo posto.

Si incrementarono i rapporti con le famiglie, con la scuola, con la parrocchia, con la comunità locale, si stesero uno statuto e un regolamento e si adottò una cartella per ciascun minore.
La conduzione dei gruppi era di tipo familiare e ciascun gruppo venne affidato ad una educatrice religiosa, in collaborazione con il personale laico e l’aiuto dei volontari.
Il 1974 fu l’anno della ristrutturazione edilizia e della qualificazione psicopedagogica. “Casa Nostra” fu tra le migliori istituzioni educative del tempo.
Furono ospitate anche alcune adolescenti, prive di nucleo familiare, che occuparono un appartamento distinto dall’Opera e in piena autonomia; ciò fino alla ristrutturazione delle Comunità.
Nel 1995 “Casa Nostra”, cogliendo i nuovi bisogni del tempo, si caratterizzò come Comunità educativa di accoglienza temporanea per minori, con situazioni familiari multiproblematiche e gravemente carenti sul piano affettivo ed educativo. L’obiettivo si proponeva di sottrarre il minore da situazioni che mettevano a rischio la sua incolumità fisica, psichica, morale e la stessa evoluzione della personalità.
Nel 1996 si definì un nuovo statuto che rendeva più chiara l’identità delle Comunità. L’era degli Istituti per l’infanzia abbandonata, degli orfanotrofi, dei figli di NN. non esisteva più, ma ciò non significava che non esistessero più famiglie fragili o in difficoltà, famiglie con problemi di droga, di alcolismo, di separazioni, di carceri. “Casa Nostra” diventava così, una comunità – filtro che offriva al minore un ambiente familiare sano e sereno, nel quale egli sarebbe cresciuto e avrebbe sviluppato maggiormente la sua personalità.
La rivoluzione del 2004, vide “Casa Nostra” disponibile ai cambiamenti voluti dai tempi in continua evoluzione societaria e nel rispetto delle nuove normative: ristrutturò gli ambienti rendendoli sempre più simili a quelli di una famiglia normale e realizzò un servizio sempre più a misura di persona. Si iniziò così e si rafforzò il lavoro per progetti, partendo dal Progetto Quadro proprio del Servizio sociale, al progetto personalizzato per ciascun minore e dove il minore stesso poteva essere coinvolto. Si intrapresero e si rafforzarono i rapporti, oltre che con i Tribunali per i minorenni, anche i rapporti collaborativi con i Servizi Sociali dei Comuni e delle ULSS. A questi, i Tribunali affidavano i casi del proprio territorio per la soluzione condivisa delle problematiche del minore in oggetto, alla ricerca della personalità perduta, macchiata, confusa da avvenimenti esterni, senza averne nessuna colpa. Alle problematiche socio – familiari su indicate, si aggiungono oggi, i maltrattamenti alla donna e agli stessi minori, gli sfratti e le difficoltà economiche, oltre al complesso problema della scarsa o nulla capacità genitoriale.
Dentro le mura di “Casa Nostra” oggi, i minori trovano un clima di famiglia, pian piano maturano il senso dell’appartenenza. Le Comunità educative sono parte viva e integrata nella comunità locale. Esse svolgono il loro servizio in continuo contatto con i Servizi Sociali e le altre Istituzioni territoriali: locali, del Veneto e oltre. “Casa Nostra” si apre quindi all’accoglienza delle proposte provenienti dalle varie realtà esterne, con l’obiettivo di favorire l’integrazione dei minori nell’ambito del territorio locale.
Con l’adeguamento agli standard regionali previsti per le strutture socio-educative, secondo la DGR 84 del 2004, “Casa Nostra” si ristrutturò in forma definitiva nel 2007, in tre nuove realtà:

  • Casa Aurora: comunità educativa per minori con pronta accoglienza.
  • Casa serena: comunità educativa per minori.
  • Casa Amica: comunità educativa diurna per minori.

Che furono autorizzate in piena adesione alle normative vigenti.
La finalità di “Casa Nostra” è la maturazione globale del minore, attraverso un accompagnamento costante che gli assicuri il sostegno psicofisico e affettivo. A tale scopo ci si propone di creare spazi fisici per accogliere, di creare spazi educativi e psicologici per ascoltare e intervenire sul minore, di creare spazi integrativi ed interattivi per svolgere un ruolo sociale e complementare a quello della famiglia.
I Principi generali che regolano il nostro agire oggi sono:

  • Uguaglianza ed equità
  • Continuità
  • Partecipazione
  • Responsabilità: verso gli utenti e verso tutti i soggetti coinvolti
  • Congruenza
  • Efficacia ed efficienza
  • Umanità

I valori fondamentali su cui si fondano i nostri interventi educativi oggi sono:

  • La centralità della persona.
  • La fiducia nella positività della natura umana.
  • La creazione del clima familiare.
  • La convinzione che il minore può sviluppare le sue risorse nel contesto della sua valorizzazione e della sua accoglienza incondizionata.

Nel 2014 “Casa Nostra” ottiene l’accreditamento regionale per l’ adeguatezza dell’ambiente familiare delle Comunità educative e per la qualità del servizio offerto.
“Casa Nostra” intende restare nel tempo, un sicuro segno carismatico, a memoria del Santo, Giovanni Antonio Farina, che volle, come Fondatore delle Suore Maestre di Santa Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori, le sue Suore, “testimoni dell’amore di Cristo” con una carità intelligente e aperta ai segni dei tempi, verso i più bisognosi: i bambini, i giovani, le donne, gli emarginati, come Lui stesso fece all’inizio della sua Opera.
La cosa più lodevole per un educatore è l’imperturbabile mansuetudine, la costante affabilità, la continua pazienza, l’allegrezza”.
G. A. Farina Vescovo